Sensori IoT sull’Etna per prevedere le eruzioni

Un team di ricercatori francesi, in collaborazione con l’Istituto italiano di geofisica e vulcanologia, sta monitorando il livello di fuoriuscita di radon dal vulcano più attivo d’Europa per cercare di prevedere un’imminente eruzione.

Per consentire la raccolta di dati anche durante i mesi invernali, il team ha utilizzato un sistema automatizzato per acquisire i dati in tempo reale.

Sensori LoRaWAN di radon

La soluzione, fornita da Kerlink, include sensori di radon con connettività LoRaWAN sviluppati in partnership con il Laboratoire de Physique di Clerment. Lo scopo è acquisire dati su ciò che sta accadendo sull’Etna e inoltrarli a un server dedicato. I ricercatori, situati a 2000 km dal vulcano, possono quindi accedere e analizzare tali dati in tempo reale.

Il progetto è uno sforzo cooperativo tra scienziati del Laboratoire de Physique de Clerment e dell’Istituto nazionale francese di fisica nucleare e di fisica delle particelle per la ricerca scientifica. I vulcanologi stanno monitorando le condizioni del vulcano siciliano grazie al finanziamento del Fondo europeo di sviluppo regionale e dell’Istituto italiano di geofisica e vulcanologia (INGV). Il sistema di sensori wireless è stato utilizzato durante la stagione invernale 2019-2020, afferma Stéphane Dejean, Chief Marketing Officer di Kerlink.

L’Etna, situato sulla costa orientale della Sicilia, vicino a Catania, è uno dei vulcani più attivi al mondo. Il monte, alto 3.300 metri, ha cinque crateri distinti, e altri sfiatatoi sui fianchi, ed è in uno stato di attività costante e ha causato danni anche in tempi recenti.

La necessità di un monitoraggio costante

Dato che il vulcano è particolarmente attivo e situato in una zona densamente abitata, i vulcanologi stanno monitorando attentamente le emissioni della montagna. Gli scienziati misurano il radon nel suolo, e rilevano tali livelli nei gas emessi.

Tradizionalmente, senza il sistema basato su LoRaWAN, i ricercatori avrebbero dovuto raccogliere questi dati manualmente. Questo comporta la necessità di inviare operatori a rilevare fisicamente i dati in prossimità dei crateri, con maggiori pericolosità per i ricercatori e con una raccolta sporadica dei dati. Durante i mesi invernali, spesso è impossibile raccogliere i dati, per colpa delle condizioni nevose.

Con questo sistema IoT, invece, si evitano i rischi dovuti all’avvicinarsi ai crateri del vulcano e allo stesso tempo si ottiene una raccolta di dati costante e completa.

Gabriele Barbesta

Da anni si occupa di tecnologie RFID, con particolare interesse per l'NFC e le sue applicazioni nel mondo sia business che consumer.

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